7.4.17

Recensione: "Borgman"

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Un barbone arriva in una grande villa e chiede di poter fare un bagno.
Viene respinto e malmenato.
Ma la moglie del padrone ha pietà di lui e, di nascosto, lo fa lavare e gli dà da mangiare.
Niente sarà più come prima.
Film dalla grandissima sceneggiatura, aperto a mille possibili interpretazioni.
Il tema dell'ospite inatteso, di quel virus che ammala per sempre chi viene colpito.
Tra Forza Maggiore, un pizzico di Bunuel, una spruzzata di The Witch e tanto altro un grande film olandese che vi porterà a riflettere molto.

Leggere la recensione dopo la visione, è quasi solo interpretativa.

potete trovare il film nel Guardaroba

Un mesetto fa mi è tornato in mente lo splendido Cigarette Burns di Carpenter.
Nel film si racconta di un film maledetto visto soltanto una volta ad un festival.
E questo festival è quello di Sitges, in Spagna.
Ricordavo anche che lessi che quel festival esisteva davvero, non era un'invenzione di Carpenter.
Vado su wiki e lo trovo. E vedo un albo d'oro pazzesco, una comunione con i miei gusti impressionante.
Solo per citare gli ultimi due vincitori sono The Invitation e Swiss Army Man...
E niente, l'unico vincitore che non conosco è un certo Borgman nel 2013.
Devo vederlo mi dico.
Ed eccoci qua.
Borgman è uno di quei film che cerco sempre.
Io adoro le pellicole che ti instillano parecchie domande e ti danno poche risposte, che ti aprono uno spettro di interpretazioni diverse e, bene o male, tutte possibili.
Se poi questi film così polisemici, così "aperti", così bisognosi di un lavoro da parte dello spettatore, sono anche film che nel significante (la storia e le immagini) sono apparentemente "normali" allora per me è il massimo.

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Sì perchè questo tipo di opere -io cito sempre Magic Magic come vertice quasi assoluto- raccontano storie abbastanza normali, narrativamente semplici.
 Non ci troviamo quindi davanti a film antinarrativi, simbolici o concettuali.
Eppure le domande che vengon fuori sono proprie di quei film ermetici e difficili.
Borgman è una specie di barbone che vive sottoterra.
Una mattina lui e i suoi due amici devono scappare, qualcuno vuole ucciderli.
Borgman arriva in un quartiere di ricchi benestanti e chiede solo di poter fare un bagno caldo.
Uno di questi ricconi gli risponde in malomodo e quando Borgman insiste nelle sue richieste viene barbaramente picchiato.
La moglie dell'uomo si vergogna di quello che è appena successo e, di nascosto, fa entrare il barbone in casa, lo fa lavare, gli dà da mangiare.
Niente sarà più come prima.
Mentre guardavo il film mi venivano in mente tantissimi film su questo filone dell'intruso che entra in casa e sconvolge (nel bene o nel male) il microcosmo famigliare, lo status quo, l'equilibrio.
Roba come L'Ospite Inatteso (titolo che potremmo dare all'intero filone), Visitor Q di Miike, Hesher è stato qui, The Guest e, volendo, anche roba come The Wailing in cui "l'ospite", lo straniero, non arriva propriamente in casa ma nella comunità.
(Tra l'altro il richiamo a The Wailing non è casuale.)
E non sottovaluterei nemmeno Dogtooth che, se ci pensate, aveva il suo turning point e l'inizio della distruzione del tremendo status quo della famiglia grazie ad un intervento esterno.
Del resto l'ambientazione dei due film è identica. una ricca villetta con un giardino curatissimo. Talmente simile che ci sono un paio di scene quasi interscambiabili.
Probabilmente però, tra tutti i titoli citati (tutti veramente belli) Borgman è quello che ha più possibili letture dentro.
Che cosa rappresenta quell'uomo?
Che vuole fare?
Che significato ha?
C'è da sbizzarrirsi.


In realtà almeno fino a metà film ci pare di assistere ad un film quasi normale. Strambo sì, particolare (vedi l'incipit) ma non necessariamente troppo simbolico. Eppure iniziano ad accadere troppe cose oltre lo strano, eppure i personaggi iniziano a cambiare, c'è qualcosa che va al di là delle immagini, lo si sente, probabilmente qualcosa di trascendentale.
Perchè lei inizia a non potersi staccare da Borgman?
E perchè le sue figlie diventano abuliche?
Iniziamo a formulare qualche ipotesi.
Innanzitutto ce n'è una "sociale" molto potente. 
Borgman sembra raccontare di un attacco diretto al benessere occidentale, all'agio, alla ricchezza, personificata soprattutto da quel marito, snob e razzista peraltro.
E' come se quel barbone fosse una specie di virus arrivato ad "ammalare" (e la malattia, la spossatezza, sono spesso presenti) quel benessere.
Non a caso la protagonista più volte dice frasi emblematiche, come
"I fortunati devono essere puniti"
o ai propri figli
"...loro non hanno una vita bella come la vostra"
In questo senso potremmo anche vedere il film non come un attacco oggettivamente "esterno" a quello stile di vita ma anche come reificazione della protagonista di una sorta di senso di colpa per la propria condizione privilegiata. Senso di colpa acuito ed arrivato ad un punto di non ritorno nella scena iniziale del pestaggio.
In questa particolarissima, assurda e grottesca analisi sociale c'ho rivisto anche certo Bunuel.
Ma, restando a lei, il film può avere una lettura molto più psicologica. Borgman potrebbe rappresentare per la donna qualcosa di represso, tenuto dentro, probabilmente di matrice sessuale. Quell'uomo le provoca sensazioni contrastanti ma, in generale, una grandissima attrazione. E questa sensazioni sessuali, represse e laide, piano piano vengono fuori e minano per sempre il rapporto, fisico e non, col marito.
In questo senso anche gli incubi che Borgman le fa venire sono quasi sempre a sfondo molto sensuale e di conflitto col marito.
Attenzione, questa lettura sessual-psicanalitica del barbone non credo sia da cestinare.

Se ci pensiamo bene la struttura del film somiglia molto a quella di un'altra perla nordica, Forza Maggiore. Anche là da un piccolo e quasi insignificante episodio faceva cominciare un lento ed inesorabile processo distruttivo nell'unione famigliare.
La fuga dalla valanga lì, il pestaggio al barbone qua. Come se un piccolo episodio ti porti a conoscere veramente la persona che hai accanto da anni.
Ma c'è ancora un'altra lettura, quella più vasta.
Ed è considerare Borgman un film sul Male, quasi un male assoluto.
E, già che ci siamo, sul Diavolo, sul suo potere ammaliante, sul suo essere cattivo e sinuoso, sul suo saper lavorare nell'ombra.
In Borgman accadono cose cattivissime (la cosa della testa nel cemento è terribile), muoiono innocenti, il gruppo dei cattivi ha un piano...diabolico da portare avanti. E quelle cicatrici che hanno, e il prologo in cui un prete voleva ucciderli, e come riescono a portare dalla loro parte i bambini e la balia, e come cicatrizzino anche loro, e la presenza dei cani (ancora un simbolo animale per il Diavolo?) e quest'atmosfera per cui ad un certo punto ci troviamo tutti personaggi non lucidi, persi. Sono tantissimi gli elementi per portarci in una dimensione trascendentale.
E, anche se non parlassimo del Caprone, sempre di male simbolico si potrebbe trattare.
Tra l'altro ad un certo punto ho proprio pensato al superbo The Witch e a come il male piano piano riuscisse a prendersi tutti.
Là c'era un caprone, qui un barbone.
Rimangono molti interrogativi, qualche scena troppo incomprensibile e forse evitabile (lo spettacolo in giardino) e dei passaggi un pò confusi.
Lui è magnifico, lo avevamo già visto in El Abrazo de la Serpiente.
Alla fine quale che sia la lettura che volete dare, ci sarà una morte, quella finale.
E l'ultima immagine che vede Borgman è quella di completa distruzione.
Che sia la distruzione di uno stile di vita, di una società, di un mondo, quello occidentale, o solo di una famiglia e di una persona non lo so.
Ma questo rimane, una villa grigia e fredda e un giardino completamente divelto.

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16 commenti:

  1. Eccomi puntuale al commento della proposta Borgman, una pellicola che non mi ha convinto del tutto, un film che dovrebbe, in alcuni punti, esplodere e invece resta sempre abbastanza monocorde, a scapito anche di quella tensione palpabile della prima parte che va scemando. Un inizio che mi ha riportato all' Haneke di Funny Games per poi dirigersi verso uno svolgimento più psicologico con rari picchi di violenza sia fisica che morale, con un conseguente calo dell'angoscia che mi aveva provocato il su citato eccellente austriaco. La parte centrale diventa un po' confusionaria, appaiono cani che poi spariscono, vi è un'inspiegabile moto di violenza di una delle bambine ed entrano in scena i compari che tendono ad essere figure perloppiù grottesche. Ottimo il protagonista, decisamente ben oltre gli altri attori, una sceneggiatura che poteva dare di più ma si è un po' ripiegata su se stessa. Il tema ritengo sia di denuncia, verso la medio alta borghesia, sui difficili ed ipocriti equilibri in cui galleggia, dove l'iniezione di un "virus" esterno rende tutto palese, estrapola i lati più abbietti e meschini e porta alla distruzione del castello di carte molto bello ma di facile abbattimento.

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    1. Come ti dicevo sul social concordo con te (anche se non l'ho messo in rece) riguardo un ritmo un pò monocorde, specie nella parte centrale.
      Riguardo però il non esplodere, o il restare "confusionario", o il mettere degli elementi quasi mcguffin (i cani e altri) devo dire invece che io considero questi elementi come positivi, quelli che me lo hanno fatto amare.
      Perchè in questa confusione e in queste strade senza uscita ho potuto formulare tutte le mie ipotesi.
      Anche se è vero che i compari sono un filo troppo grotteschi, concordo

      a me, come te, piace molto parlare di virus

      che tipo di virus non sono sicuro di saperlo. Ma di sicuro quel microcosmo viene ammalato da Borgman

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  2. .. gran film .. il fatto che non esploda mai è veramente una delle cose che ho adorato di più di questo film .. e le scene poco spiegabili hanno aiutato L atmosfera a diventare quasi trascendentale..
    È stato come guardare un quadro di Bosch per due ore...

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    1. Verissimo, anche io l'ho amato proprio per questo sempre suo restare "in potenza"

      adoro i film così

      bellissima la similitudine con Bosch!

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  3. Bello Giuseppe, grazie, mi ha riportato al Pasolini di Teorema, in cui come ben sai (eheh...) un diavolo- angelo mina le basi della vita di una quieta famiglia borghese. Il libro più bello ancora del film. Che sia il diavolo (o i demoni) mi sembra evidente, dalla scena iniziale, col prete e la lancia affilata (d'argento?) all'operazione per togliere il cuore (è a sinistra la cicatrice, e da lì si accede meglio che dallo sterno). Ma è un diavolo che è anche un po' angelo e mago, proprio come in Pasolini da cui sinceramente mi pare un po' scopiazzato pur con una sceneggiatura moderna. Chi ha amato Teorema come me mi capisce sono sicuro.

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    1. Beh, non so quanto sia "scontato" che ci sia del trascendentale...
      Alla fine di prove sicure non ne abbiamo manco una.
      Anzi, saranno anche demoni ma sono molto maldestri (guarda come scappano all'inizio), umani, laboriosissimi nei loro intenti.
      Sì sì, ti confermo che in tanti tanti mi hanno detto che il film gli ha ricordato Teorema ;)

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  4. Bello...quasi un remake nordico di Teorema, ha ragione Paolo. Fa venire voglia di rivederlo.
    Anche se Teorema credo abbia tracciato solchi più complessi e profondi, quindi più scoonvolgenti, mentre qui ci si sofferma un po' troppo sul fattore estetizzante (ma è una caratteristica dei tempi, temo). Come dimenticare l'urlo finale del padre, e la levitazione della domestica, dopo essersi "purificata" mangiando ortiche?! Quel cinema lì, all'epoca, mi cambiò.

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    1. Ah, su quale dei due film abbia tracciato solchi maggiori non c'è discussione, Borgman non lo conoscono manco in Olanda, figurati ;)

      Beh, non so, non mi pare che Borgman punti all'estetica più che al contenuto, anzi. Ma certo se lo paragoniamo coi film "sporchi" pasoliniani non c'è paragone, come dici è solo una cosa figlia dei tempi

      Se un giorno comincio Pasolini giuro inizio da Teorema

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  5. Questo stronzo di Google mi fa incazzare. Dopo anni e dopo che avevo scritto un lungo commento parlando di Teorema, di Rosemary's baby di Polansky clicco su PUBBLICA come ho fatto anche l'altro giorno e invece mi richiede la password che io ormai ho dimenticato. Mi da un nuovo codice e mi chiede una nuova password ma ormai il commento è sparito e io non ho voglia di riscriverlo.E non ho pensato neanche di copiarlo perche finora non c'erano problemi. Vaffanculo Google.

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    1. non so che dire, capisco la rabbia...

      l'unica cosa che posso dire è che io, anche dopo aver risposto a migliaia di commenti, ancora quando ne scrivo uno di più di 10 righe lo copio sempre prima di pubblicare

      perchè va sempre tutto bene finchè una volta...non va male

      insomma, che sia sempre andato bene, ahimè, non conta rispetto a quella volta che andrà male ;)

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    2. Hai ragione. Il bello è che vicino avevo il librettino con tutte le password ma er al'una di notte e non ci ho pensato. Tu mi avevi già dato questo consiglio e per un po' l'ho seguito ma siccome le ultime volte è andato tutto liscio pensavo che ormai avesse memorizzato la p. Comunque il film è molto bello e si presta atante interpretazioni. Che peccato che tu non abbia mai visto Rosemary's baby.

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    3. come non ho mai visto Rosemary's baby, l'avrò visto tipo 3 volte (due intere e una metà in tv) ;)

      è uno dei film che cito più spesso, figurati ;)

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  6. Eh niente Giuseppe, sai che io mica posso arrivare prima di 1-2 annetti no? Sai come siamo noi di Cremona :D

    Pensa che questo genere di film, quelli del cerchio che alla fine non si chiude del tutto, dei conti che non tornano perfettamente, delle allegorie, dei simbolismi e di tutte le possibili interpretazioni derivanti, fino a qualche anno fa aveva come come unico effetto quello di farmi incazzare. E io non m'incazzo mai eh, neanche se mi rubano la macchina.
    Invece adesso son più possibilista, e di questo bisogna dar merito a blog come il tuo, che il cinema insegnano anche a guardarlo.

    Insomma, io me lo son goduto Borgman, principalmente perché ha un protagonista coi fiocchi, sia per come è scritto sia per come è interpretato, e poi perché è un film che fila liscio dall'inizio alla fine. Non capisco tanto le critiche da più parti che parlano di una certa assenza di ritmo e di monotonia, non mi sembrano molto centrate (poi per carità, anche qui siamo sempre sul soggettivo). Però se c'è una qualità indiscutibile del film è quella di riuscire a continuare a sorprendere e a confondere lo spettatore con scene, personaggi e dialoghi che non si aspetta. E' un continuo sollecitare e mettere a disagio, dall'inizio alla fine. Per questo, per come la vedo io, il ritmo c'è.
    E anche esteticamente è davvero pregevole, con alcuni momenti memorabili, e tutto sommato mi sembra che guardandolo si sia più propensi ad avere sempre un sorriso piuttosto che un'espressione di disgusto. La scena delle teste nel secchio è fortissima è vero, ma è anche talmente estrema da essere quasi comica (lo stesso quando li vediamo sott'acqua). E quanto è magico il momento dei due levrieri in casa? Cosa rappresentano probabilmente non lo capiremo mai, ma è una scena fondamentale, che aggiunge il carico all'atmosfera sovrannaturale che circonda Borgman e compari.

    Sul Male puro è vero, sono d'accordo, è una possibile interpretazione dell'allegoria. Assieme alla lettura sociale dei sensi di colpa è probabilmente quella più azzeccata. Io ho pensato anche l'esatto opposto e cioè che qui non c'è nessun malvagio in realtà. Ciò che accade è solo la rappresentazione teatrale dell'eterno accadere delle cose. Borgman e compari in questo senso sono gli agenti del cambiamento, sono esseri amorali che hanno il dovere di spazzare via il vecchio per lasciare spazio al nuovo. Ciò che accade tutti i giorni nel mondo, in natura, con l'invecchiamento, le malattie, la morte . Muoiono i vecchi e i giovani partono per le loro vite lasciandosi alle spalle il passato (la casa, la città).

    Adesso comunque al primo che mi suona al citofono gli sparo dalla finestra col fucile a pallettoni.

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    1. dopo 15 giorni eccoci :)

      pensa che, ma lo sai, anche io sono uno che non si incazzerebbe anche se gli fregano la macchina (però un bestemmione concedimelo)

      eh, sì, da anni provo a manifestare e raccontare quanto siano belli questi film che ci costringono a un lavoro sia durante che dopo, che ci fanno unire i pezzi o analizzare quelli che mancano

      vero, fila molto liscio, direi addirittura che pur essendo un film insidioso è quasi una visione "divertente", al limite del grottesco

      come dici mette un gran disagio ma non è "sporco" come film, non ti lascia troppe brutte sensazioni

      ecco, vedo che anche te adesso (leggo a rate) fai accenno al "sorriso", come ho fatto sopra io, sono d'accordo

      la scena dei levrieri è geniale e pensa quanto sarebbe stata meno potente se avessimo avuto una speigazione sicura ed esplicita...

      "Ciò che accade è solo la rappresentazione teatrale dell'eterno accadere delle cose. Borgman e compari in questo senso sono gli agenti del cambiamento, sono esseri amorali che hanno il dovere di spazzare via il vecchio per lasciare spazio al nuovo. Ciò che accade tutti i giorni nel mondo, in natura, con l'invecchiamento, le malattie, la morte . Muoiono i vecchi e i giovani partono per le loro vite lasciandosi alle spalle il passato (la casa, la città)."

      chapeau!

      ma no, accoglilo col sorriso e offrigli la macchina :)


      (su us arrivo prima)

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  7. Scrivo la mia “personalissima” opinione.
    Ho appena finito di vedere Borgman.
    Raramente ho visto una boiata del genere. Un film campato in aria, senza capo né coda e pieno di azioni così assurde, accettate supinamente senza battere ciglio dalla moglie, dai figli, ecc da risultare per me insopportabili. Ho aspettato fino alla fine, sperando in qualche motivazione ma qui siamo al top. Il film espone un continuo susseguirsi di nonsensi, basati sul boh. Apparizioni, invaghimenti, tagli, croci, medicazioni: un elogio del nulla, una catena di eventi assolutamente vuoti ed ingiustificati.
    Il cinema sarà un’arte soggettiva ma per la miseria, qui si rasenta l’assurdo!
    Sarebbe meglio che il produttore di una porcheria assurda come questa cambiasse mestiere anziché sperperare i suoi soldi.
    Quando il cinema per sottrazione, mi sottrae la pazienza, succede che m’incazzo per le 2 ore perse, nonostante il lockdown. Il non dire per me è una mancanza di coraggio; quando parli ti schieri, assumi una posizione. Non bisogna inoltre scambiare una scena inutile con una scena artistica. Allora si deve parlare di innamoramento che non fa vedere più i difetti.
    Ecco, ora sto meglio. Pace ed amore, sempre. Paolo

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    1. se c'è una cosa che adoro sono le stroncature, anche di film che...adoro

      come questo

      pace e amore anche a te!

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao