5.6.16

Recensione "Il Mistero del Falco" - Il Bar dei Nottambuli, viaggio nella storia del noir americano - 1 - di Fulvio Pazzaglia


Ennesima rubrica.
Fulvio è un mio amico.
Ci siamo conosciuti all'istituto per cerebrolesi che abbiamo frequentato per poter terminare il liceo. Io venivo da due bocciature e, fosse stato per me, mi sarei fermato volentieri. Lui boh. In ogni caso faceva parte del 10% di non cerebrolesi.
Dopo anni e anni lo incontro di nuovo in una piadineria. Poi dopo mesi e mesi fuori da un negozio. Mi dice di essere un grande appassionato di cinema, specie del vecchio cinema, e specie americano.
"Sei uno stronzo se non mi fai una rubrica allora" gli dico in tono minaccioso.
Il mio carisma è irresistibile, si sa.
Beh, dopo un pò di tentennamenti eccoci qua.
E così dopo Giorgio abbiamo un altro grande appassionato-conoscitore di un cinema altro, un cinema che qua ne Il Buio in Sala mancava.
Non so se qualcuno di voi ha la stessa passione di Fulvio, casomai fatevi sentire.

Inizia con “Il Bar dei Nottambuli” la nostra rubrica dedicata al genere noir.
Ci addentreremo nei vicoli bui dell'animo umano, attraverso sogni infranti e ossessioni, tra fumo di sigarette e puzzo di cordite.
Preparatevi, il nostro è un viaggio che avrà come destinazione la notte più fonda. Analizzeremo le tematiche, i capolavori, i maestri attraverso sessanta anni di noir americano e non, vedendone assieme l'evoluzione.
Germogliata in seno alla letteratura poliziesca hardboiled e debitrice dei gangster-movies degli anni '30 del Novecento, la nera pianta del noir ricevette l'innesto delle inquietanti fantasie e delle ossessioni del cinema espressionista tedesco, grazie all'apporto di registi quali Fritz Lang o Robert Siodmak, in fuga dalla morsa nazista in Europa.
Un ibrido, uno stile, una visione cupa e ossessiva del mondo e della realtà: il noir è lo specchio distorto delle angosce dei protagonisti.
La notte e la città sono gli amplificatori delle alienazioni di questa umanità travolta da passioni implacabili o dal peso opprimente di un passato pieno di colpe.
Ambigui, cinici e disillusi, gli avventori del nostro bar ci racconteranno ogni mese le loro storie grondanti sangue, miseria e volontà di riscatto.
State comodi e fatevi un bicchiere di quello forte.
Ne avrete bisogno.

THE MALTESE FALCON (Il mistero del falco, 1941), ovvero TUTTO PER UNA MALEDETTA STATUA

“Tom Polhaus: È pesante. Di che materiale è?
Sam Spade: È la materia di cui sono fatti i sogni.”

La ricerca di una preziosa statuetta è al centro di questo noir dell'allora regista esordiente John Huston. Girato in solo sei settimane e con un budget per l'epoca ristretto, l'adattamento cinematografico del celebre giallo di Dashiell Hammett è entrato nell'immaginario collettivo per i toni cupi del bianco/nero della fotografia, l'atmosfera claustrofobica degli ambienti e la caratterizzazione dei personaggi.
La storia è un classico della narrativa hard boiled americana.
Una donna bisognosa d'aiuto (interpretata da Mary Astor) entra nell'ufficio della coppia di investigatori privati Sam Spade (un granitico Humphrey Bogart) e Miles Archer. La giovane, che si presenta come Miss Wonderly, è alla ricerca della sorella scomparsa assieme a un balordo, Floyd Thursby. Il socio di Spade, Archer, accetta di cercare Thursby e di riportare incolume la sorellina.
La questione si complica quando la notte stessa Archer viene trovato morto in una scarpata. Spade, che ha sempre nutrito scarsa stima per il socio, decide comunque di venire a capo della faccenda. Anche Thursby, il maggiore indiziato della morte di Archer, viene in seguito assassinato. Confrontandosi con l'ambigua Miss Wonderly, il detective scopre che in realtà la sua vera identità è quella di Bridgid O'Shaugnessy e che è lei l'amante di Thursby.
Parallelamente, una serie di loschi individui capeggiati dal “grassone” Casper Gutman (un bravissimo Sidney Greenstreet alla sua prima esperienza come attore di cinema) si avvicinano al detective per incaricarlo di trovare una preziosissima statuetta a forma di falcone.
Solo in seguito Spade verrà a conoscenza che la coppia di amanti era in combutta per sottrarre la statuetta sia al legittimo proprietario che a Gutman. Una volta in possesso del falcone, si scoprirà trattarsi di un falso. Gutman riprenderà le ricerche con i suoi uomini e Spade consegnerà alla polizia Bridgid, artefice della morte di Archer e del suo ex amante Thursby.
L'avidità e l'ambivalenza dei personaggi de Il mistero del falco salta subito all'attenzione. Persino Sam Spade ha un modo di agire non molto diverso dai criminali che combatte e mostra di sapersi muovere a suo agio negli ambienti malavitosi. Unico sentimento che nobilita in qualche modo il detective, è la volontà di giustizia e di cameratismo nei confronti del socio ucciso. Spade non ha mai amato Archer, ma come membro della sua organizzazione egli merita di essere vendicato e il colpevole assicurato alla giustizia, anche se si tratta della donna di cui si è invaghito. Ma a parte questo sprazzo di luce in un torbido pozzo nero di ambiguità morali e di violenza, l'umanità ritratta ne Il mistero del falco è senza speranza di riscatto alcuno, condannata a sprofondare nel baratro della propria cupidigia.
Girato quasi interamente in interni per restrizione di budget (indice in questo e in altri film noir della considerazione goduta da questo genere di pellicole), il film di esordio di John Huston resta un caposaldo del genere, capace a distanza di anni di emozionare lo spettatore e di saperlo trascinare nel ritmo serrato di una caccia all'ultimo sangue.
Colpisce Mary Astor come spietata dark lady, lanciando una tipologia di personaggio caro al genere noir, quello della femme fatale immorale e pericolosa come un cobra, che troverà con attrici come Barbara Stanwyck, Ava Gardner, Jane Greer e Rita Hayworth la consacrazione definitiva

13 commenti:

  1. Che bella rubrica grazie. Spero di aver modo di vedere questo film perché è una cinematografia che mi piace affascina ma non conosco quasi

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    1. Ciao Emmeggì...allora continua a seguirci e parleremo di altre pietre miliari del genere.
      Grazie per il tuo entusiasmo.
      Fulvio il Nottambulo

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  2. Complimenti per l'iniziativa, da amante del genere e del cinema tutto seguirò con piacere la rubrica :)

    John Huston è un maestro, ha saputo spaziare tra i generi con una capacità e sapienza unica, qui inscena un noir che è uno dei capisaldi del genere e innalza Humphrey Bogart a icona, indimenticabile e immortale ancora oggi che non perde minimamente smalto.

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    1. D'accordissimo con te Revu 10... indimenticabili anche le sue performance come attore e caratterista (il Noè sornione della Bibbia e il fetente villain in Chinatown).
      Piccola anticipazione per te che te ne intendi: il prossimo post avrà come protagonista il grande Billy Wilder...
      Fulvio il Nottambulo

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    2. Ti ringrazio... se si parla di Wilder e di noir non mi può che venire in mente l'immortale La Fiamma Del Peccato, capolavoro monumentale!! ;)

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    3. Complimenti per la tua cultura, fa piacere incontrare un altro appassionato. Purtroppo non posso dire più altro... ho già parlato troppo! ;)
      A presto

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  3. Grazie per l'interesse. Sto lavorando ai prossimi "pezzi".
    A molto presto.
    Fulvio il Nottambulo

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. TMS perchè hai cancellato il commento?

      era veramente notevole

      domani lo rimetto. Anzi, ti volevo fare persino i complimenti

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    2. Avevo scritto il commento tramite cellulare e, complice la modalità di visualizzazione pessima, mi era sembrato di averlo aggiunto sotto il film sbagliato. A quanto pare invece non si trattava di errore, ma del mio rimbambimento serale...

      grazie per l'apprezzamento che hai espresso. provo a recuperarlo

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  5. Mi associo ai complimenti per questa interessante iniziativa, essendo un amante di questo genere di film, seppur non un esperto.
    Approfittando di questa rubrica, ho rivisto con piacere "Il Mistero del Falco", anche se devo ammettere che non mi entusiasma molto; ne apprezzo i dialoghi, asciutti ed essenziali, a tratti brillanti, e trovo impeccabile la fotografia. Ciò detto, oltre a qualche incongruenza nello sviluppo narrativo, alcuni personaggi mi sembrano caratterizzati un pò troppo "ruvidamente". Mi riferisco in particolare allo scagnozzo di Gutman, tratteggiato in modo quasi caricaturale, e alla stessa Brigid, la cui ambiguità, pur elemento centrale della storia, mi pare troppo accentuata in alcune scene, risultando poco naturale e credibile (senza nulla togliere all'intensità del personaggio).
    Per queste opinabilissime ragioni, la pellicola mi sembra di livello inferiore rispetto ad altri capolavori del genere (ad esempio "Viale del Tramonto", citato da Revu).
    Infine, ma qui si tratta di una questione personalissima, trovo questo film "poco marcio", passatemi il termine, rispetto ai miei gusti in fatto di noir (diversamente ad esempio da Chinatown, per citare un titolo già menzionato tra i commenti).

    Non vedo l'ora di scoprire quale sarà il prossimo film!

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    1. Se non lo rimettevi te lo rimettevo io ;)

      Ti rinnovo i complimenti per questo tuo primo commento.
      Non so se sai chi sono, credo di sì, in ogni caso Giuseppe, il "proprietario" del blog.
      Questo è un tipo di cinema che conosco pochissimo e per questo ho chiesto a Fulvio di fare sta cosa.
      Quindi poco posso aggiungere se non un "benvenuto" aspettando che poi ti risponda più nel dettaglio Fulvio

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    2. Ciao TMS. Prima di tutto un caloroso grazie per aver recuperato il tuo commento.
      Sono contento che questo mio primo pezzo ti abbia invogliato a rivedere questo film. Le tue sono critiche acute e pertinenti che condivido in parte.
      Con Il mistero del falco siamo agli inizi di quello che solo in un secondo momento è stato considerato un genere (assieme a Lo sconosciuto del terzo piano di Boris Ingster, 1940).
      Dobbiamo ricordare anche che questa pellicola è l'opera prima di quello che sarà riconosciuto in seguito come un bravo regista. E' un film per molti versi ancora "acerbo" con le sue incoerenze e farraginosità nella trama. Ciò è dovuto anche al difficile compito di trasportare cinematograficamente un romanzo hardboiled che fa di determinati stereotipi il proprio marchio di fabbrica. L'abuso di colpi di scena e la violenza esasperata (a tratti forse del tutto superflua)faceva proprio parte di questo tipo di narrativa gialla da pulp magazines, di cui il film ha finito per ereditarne le debolezze.
      Anche la recitazione di Peter Lorre e di Marie Astor a tratti può risultare sopra le righe, è innegabile.
      Siamo ancora lontani da pellicole come La fiamma del peccato, Le catene della colpa, Detour, La morte corre sul fiume, L'infernale Quinlan e molti altri.
      Nella tua attenta critica hai centrato i veri punti di forza del film: la fotografia e i dialoghi. Specie questi ultimi meritano grande attenzioni: asciutti ed efficaci, sono la vera linfa di una narrativa (quella di Dashiell Hammett, tra i creatori dell'hardboiled) capace di influenzare persino Emingway.
      Mi raccomando, rimani tra i frequentatori del nostro bar e scrivici sempre le tue graditissime considerazioni...

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due cose

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3 ciao