1.8.17

Recensione: "The Village"

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L'epocale film di M.Night sulla paura.

Quando 3 mesi fa mi è crollato un pò il mondo addosso (quando mi sono fatto crollare il mondo addosso) e quando pochissimi giorni dopo scoprii quanto il motivo per cui me l'ero fatto crollare addosso fosse tremendamente superabile (e vergognosamente banale rispetto all'enormità che avevo perso) scrissi due righe su fb, queste


Circa un mese e mezzo dopo rivedo lo splendido Re della terra selvaggia dove l'ancor più splendida sua protagonista, Hushpuppy, ha nel finale un incontro, un incontro che porta alla scena, e conseguente immagine, più bella del film

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E se non fosse che questa immagine e questo film sono venuti prima della mia presa di coscienza, avrei forse chiesto i diritti al regista visto che, sia per significato che per dinamiche, c'è un'identità pazzesca tra le due cose.
In realtà ben prima di me e ben prima anche di Re della terra selvaggia ci aveva pensato qualcun altro ad affrontare l'argomento.
In maniera geniale, plateale, epocale, straordinaria.
Questo qualcuno è M.Night Shyamalan, uno dei più grandi autori dei nostri tempi ma anche uno dei più dileggiati e odiati.
Lui questi mostri li chiamò le Creature Innominabili.
Ma che siano demoni, bestie ancestrali o creature innominabili sempre quello sono.
The Village è uno di quei film che "hanno fatto la storia" dei nostri tempi, che piaccia o no.
Un film allegoria, un film etico e politico, una gigantesca messinscena che si rivela poi, solo alla fine, per quello che è, ovvero un dannatissimo film sulla paura.
E, attenzione, non è solo un film, tornando a sopra, sulle paure immaginate e non affrontate ma anche, e soprattutto, sulle paure che ci vengono inculcate.
Il villaggio del film non è altro che la nostra società, le nostre convenzioni, i nostri genitori, i nostri amici, le nostre coscienze, tutti quegli agenti "esterni" (che anche la coscienza in qualche modo può esserlo) che ci infondono paure il più delle volte insensate.
Paure che alla società fanno comodo, convenzioni che alla società e al bigottismo fanno comodo.
Ma ci possono essere paure infuse anche per protezione, per affetto, come quelle di alcuni genitori o come quelle -che alla fine del film stiamo parlando- degli Anziani del Villaggio.
La paura del mondo data in eredità ai figli. In modo così radicale e potente da non permettere loro, ai figli, manco di conoscerlo quel mondo.
Shyamalan si inventa, scrive e gira un gran film, uno di quelli diventati paradigma di un certo tipo di cinema.
La messinscena è favolosa (ma del resto il padre dice alla figlia cieca ad un certo punto "è tutta una messinscena", tanto da creare un cortocircuito cinematografico), abbiamo Brody, Phoenix, Hurt, Gleeson, Pitt, la Weaver, la regia di Shyamalan è al tempo stesso impeccabile ma anche molto sobria.
Ma quello che conta di questo film è il messaggio che il regista vuole darci. E che nell'indimenticabile finale, però, lascia un pò storcere il naso per il manicheismo eccessivo (il giornale per cui pare che il nostro mondo sia soltanto un inferno e tutto l'elenco di omicidi del passato).
Eppure mezz'ora prima Gleeson l'aveva detto che il dolore alla fine ci troverà sempre, che il dolore c'è nel vero mondo come in quello ricreato dagli anziani, forse sarebbe stato questo il discorso finale perfetto per il film.
Una presa di coscienza che porterà alla decisione di mandare Ivy via, oltre il bosco.
E anche qui Shyamalan lavora di allegoria mandando all'avventura proprio la protagonista cieca. 
Ad un cieco sarà affidato il compito di vedere la luce, scoprire la verità.
Ma del resto la sensibilità di Ivy è superiore, è lei l'essere perfetto per compiere questo viaggio, un viaggio metafora.
Straordinario l'uso dei colori, specie quello dei cappottoni gialli degli abitanti e del rosso delle Creature Innominabili, perfetto questo equilibrio tra realtà e fiaba, fatti e superstizioni.
Un film anche sui losers incapaci di amare (Phoenix, Brody), pieno di personaggi lievi e delicati.
Personaggi amati dal regista, si sente, come sempre nei suoi film.
Forse rivederlo adesso lo depotenzia un pò, ma non più di tanto.
Ma c'è poco da fare, quando Ivy arriva a quella siepe, quasi il fondale di Truman Show, quando la scavalca e arriva la jeep, ecco, siamo nella nostra piccola storia del cinema.


Ognuno di noi ha la sua cosa migliore da raggiungere.
Quella di Ivy è stata scoprire il mondo, per salvare così la persona amata.
Ognuno di noi ha la sua cosa migliore da raggiungere.
E, quasi sempre, un bosco di paure da superare

29 commenti:

  1. Quante cose mi hai portato alla mente... la prima volta che lo vidi (a 14 anni, quando mi confrontai con le paure che mi hanno condizionato l'esistenza, per stare in tema) e la discussione che facemmo!
    È vero, ognuno ha il suo bosco.
    Raramente ho letto cosa più vera.

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    1. Io ne avevo 24 ;)

      Ma ogni età ha le sue paure

      Ogni età un bosco diverso

      un abbraccio Jacques

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  2. Ho sempre avuto un problema con Shyamalan da Il sesto senso in poi: se parti dalla vetta, difficile riuscire a stupirti ancora e scorgere orizzonti migliori... ;)

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  3. Ma cos'è un quiz? Indovina se sto bene o male!
    Son tre mesi che posti film che in qualche modo ti rappresentano .
    O almeno scusami se interpreto male e scusa per il gioco di parole il tuo attuale male di vivere.
    Sbaglio?
    A me arriva questo.
    Comunque fra i tre /quattro film quello che mi prende di più è quest'ultimo.
    Dopo le ferie lo recupererò.
    Ciao

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    1. Devo smentirti su ogni punto ;)

      degli ultimi 5 film non ho mai scelto film che mi rappresentassero. Di 4 non sapevo nemmeno una riga di trama mentre The Village l'ho beccato ieri in tv al volo. E' solo che in certi periodi in ogni film puoi trovare qualcosa di te

      Non sono 3 mesi che faccio così, ma 8 anni ;) Del resto questo è un blog personale e non un sito di recensioni. Quindi paradossalmente potrei parlare di un film senza parlare per niente di quel film, non ho regole, redazioni o impegni verso il pubblico

      Non ho alcun mal di vivere, anzi, non ho mai avuto voglia di vivere come adesso. E' che quando hai tanta voglia di vivere se hai un vuoto lo senti doppio

      Ma siccome per commenti non mi piace dire di me ma, se capita, di getto, lo faccio solo nelle recensioni ecco, a scanso di equivoci e per non parlarne mai più in commenti ho perso una donna che amo molto.

      "Solo" questo, magari continuerò in recensione a farlo trasparire perchè il blog, almeno fnchè esisterà sono io. Ma per il resto che non se ne parli più

      sì, vedilo

      un abbraccio

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    2. Io non c'ho capito niente ,comunque non provare a spiegarmelo.
      Ciao
      Massimiliano

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  4. Ciao Giusè

    Amo questo film e l'interpretazione che tutti gli attori sono riusciti a dare.
    Sono controcorrente? chi se ne frega :)

    Ho colto ogni singola riga di ciò che hai scritto e condivido.

    Spero Tu sia alla fine del bosco, alla siepe o addirittura già oltre....

    Mandi Mandi

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    1. Ma no dai, alla fine insieme al Sesto Senso questo è il secondo più riconosciuto.
      Anche se, vero, rompono i coglioni anche qua.
      Figuriamoci sugli altri ;)

      Sono oltre la siepe amico.
      E l'ho saltata a piè pari, senza nemmeno arrampicarmi

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  5. Quando ancora Shyamalan faceva dei bei film. Oddio, con The Visit e Split un po' si è ripreso, incrociamo le dita!

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    1. Si è ripreso alla grande ed ora aspettiamo Glass! :O)

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    2. Sai che io avrei preferito un progetto completmante nuovo?
      Da uno come lui che ne so, mi piace sempre avere una grande idea diversa, molto più che una specie di franchise

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  6. Anche io l' ho rivisto ieri(rai movie?)per la terza volta.

    E niente,io dissento,proprio non riesco a capire tutti questi elogi.Per carità è un buon film girato molto bene,l'idea che usino la paura per proteggere il "loro mondo"da quello esterno da cui sono fuggiti spaventati da l' orrore che li circondava è valida e funzionale .Però a me manca qualcosa ,non saprei neanche come classificarlo,thriller,horror,drammatico?

    Forse ci sono troppi buoni sentimenti(compreso happy ending),non c'è quel cinismo,quel profondamente sbagliato e scorretto di Unbreakable.

    Nella mia Shama\classifica si piazza a metà dopo the visit (manca split)

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    1. sì, RaiMovie ;)

      no no, ma ci sta tutto eh...

      Io Unbreakable lo ricordo poco, ammetto

      credo che Signs, Village e Sesto Senso siano i tre preferiti

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  7. Trovo Shyamalan un regista geniale e coraggioso e credo che questo sia davvero il mio film preferito. Per quanto concerne la paura...credo che una volta conosciuta rimanga come un brusio di sottofondo che talvolta ti impedisce di dormire. E bisogna imparare a conviverci ...come con Babadook :)

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    1. E' un concetto interessante...
      Sappiamo che quella di Babadook era un'altra cosa ma sì, ci può stare.
      In realtà credo che le paure, la maggior parte delle quali, possano esser superate per sempre, dalle piccole alle grandi.
      E, se ci fai caso, le paure non vengono mai superate perchè uno si convince di farlo, ma con l'esperienza.
      Hai paura dei ragni? un giorno ne prendi uno in mano, non succede nulla e passa la paura.
      Hai paura del volo? magari il tuo primo volo è perfetto e passa la paura.
      Ma anche con cose più astratte.
      Impossibile superare la paura senza esperienzarla o affrontarla.
      Poi magari sì, poi ci sono paure esistenziali da Babadook con le quali, semplicemente, dovremo sempre convivere

      ma per il resto le paure son fatte per essere superate. E quasi sempre il superarle è enormemente più facile di quello che pensavamo

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  8. Tutta la sua cinematografia è costituita da un semplice plot: accade "qualcosa" a "qualcuno"; il "qualcuno" cambia. anche nei film meno riusciti c'è sempre qualcosa di formidabile. mark wahlberg che parla con la pianta in "e venne il giorno" ad esempio

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    1. Ho cominciato anche io a parlare alle piante

      devo pensare a quello che hai scritto facendo una carrellata mentale

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  9. Shyamalan è un regista eccezionale; anche i suoi ultimi due film (The Visit e Split) li considero delle eccellenti opere.

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  10. Una cosa che ritengo abbastanza infantile e ignorante è il giudicare negativamente un film perché "tradisce" le aspettative di chi lo guarda. Non mi sto riferendo a te, ma parlo di tutti coloro (e ne ho letti molti di commenti del genere sul web, molti indirizzati proprio ai film di Shyamalan) che si indignano se il film non "porta" al risultato che essi si aspettavano. Io penso, ma forse mi sbaglio per qualcuno, che un bel film debba educarci, spesso portarci fuori strada, ingannarci, farci sorgere in continuazione dubbi e misteri: in ciò è un maestro Night Shyamalan. E lo sa fare in modo eccelso con piccole inquadrature, con una ottima ricerca estetica negli attori e nei costumi utilizzati e, più in generale, nelle storie che ci narra. Non c'è affatto moralismo e banalità in Shyamalan ma tanta, tanta, tanta saggezza cinematografica e bellezza. Vorrei confrontami con voi su questo.

    Daniele A.

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    1. Beh, ma è paradossale questo, è come se mi stai dicendo che per tanti un film prevedibile è meglio di uno imprevedibile.
      Ma no cavolo, se davvero per tanti è così stanno male
      E certo che M.Night è maestro di tutto questo, per questo mi piace tanto.
      E' anche vero, ne discutevo pochi giorni fa con un mio amico che diceva "ma come posso guardare un film sapendo già come va a finire?" (si riferiva al remake di It) che son bellissimi anche quei film in cui il finale non è importante o addirittura "non c'è" (quelli sospesi).
      Perchè il cinema non è per forza solo un portarci verso un punto finale, ma anche, e soprattutto, il percorso che fa per arrivarci.
      E può anche essere un percorso privo di curve e accadimenti (il cinema minimalista) ma l'importante è che sia un percorso che ti tiene lì, che non vuoi abbandonare, fuochi d'artificio o solo sassi e polvere che sia

      Sul moralismo ammetto che a volte esagera il nostro, o meglio, rischia di fare moralismo in un modo troppo didascalico (vedi the village le foto dei parenti morti e il racconto di come son morti tutti) ma, cavolo, ben venga chi vuole veicolare un messaggio, sempre

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  11. Visto anch'io, piaciuto molto anche a me. Concordo in pieno con la recensione e volevo intervenire per discutere riguardo il didascalismo sulla foto e il racconto dei morti di cui parlavi nel commento sopra. Non è la foto dei morti, ma di loro (gli Anziani) da giovani, che sicuramente erano in un gruppo di sostegno e sentiamo le storie che si raccontavano, quindi non lo trovo così fuori luogo: è capitata una disgrazia a tutti non perché si sottintende che tutto il mondo sia brutto, ma perché altrimenti non si sarebbero incontrati in quel gruppo. Ecco, forse dove eccede è nello spiegone, non aggiunge nulla al significato, però scegliendo di virare sul verosimile è una cosa che ci può stare per evitare critiche del tipo "eh ma come può essere che nessuno sia mai andato in quel bosco?". Ci sta tutta l'organizzazione di controllo dei confini, perché molto probabilmente pagata coi soldi ereditati dal padre di Ivy che diceva che suo nonno era ricco. Invece per eccesso di voler far portare tutto, la butta parecchio di fuori quando si dice che era stata anche imposta una no-fly zone :D Per quanti soldi hai, come può una fondazione influire sulle decisioni militari?

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    1. no, ma che quella foto sono loro da giovani lo so benisismo, se ho scritto diversamente ho avuto un lapsus o scritto un'emerita cazzata ;)

      più che altro mi riferivo al fatto che tutti abbiano avuto morti. Ma la tua interpretazione è ottima e non ci avevo assolutamente pensato

      però il giornale che legge M.Night è comunque un'aggiunta abbastanza pacchiana...

      sul fatto che fossero isolati e nessuno si fosse mai accorto (perchè erano protetti, come dici) a memoria non la ricordo affatto come un errore

      se anche di questo mi sono lamentato avevo bevuto ;)

      però vero, il no fly zone...

      e vabbeh

      gransissimo film

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    2. Ah no no, avevo capito male io, pensavo che ti riferissi a loro, non ai ritagli di giornale. Anche lì però il tenere tutto in quella cassetta chiusa a chiave, credo si possa giustificare come un metodo o terapeutico o di autoconvincimento per portare avanti la messinscena.
      Invece il resto era una considerazione mia, per me avrebbe funzionato anche lasciando indefinito il resto, non vedendo mai l'esterno del bosco, sarebbe stato coerente con la metafora del chiudersi nel proprio guscio. Però come detto, ci sta anche il voler rendere verosimile il tutto.
      Ah con questa della no fly zone, mi è venuto in mente proprio ora Kynodontas, con gli aerei che volavano sopra la casa :D

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    3. Spe che ci sono arrivato ahah Il giornale alla fine :D Vero, lì hai ragione.

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    4. ahaha

      mi stai dicendo che avresti forse tolto l'epocale finale di The Village?

      cioè, ma a parte farlo vedere dici proprio non dire che erano all'epoca nostra?

      no dai, è nella storia per questo

      grande il riferimento a Dogtooth, in effetti sono due film per molti versi assimilabili (anche io l'avevo fatto ma non ricordo dove)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao